sabato 25 giugno 2011

Sembra fatta apposta per...

IL PESO DELLA VALIGIA...
Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui
e ti è toccato partire bambina
con una piccola valigia di cartone
che hai cominciato a riempire

due foglie di quella radura che non c'era già più
rossetti finti ed un astuccio di gemme
e la valigia ha cominciato a pesare
dovevi ancora partire

e gli ochhi han preso il colore del cielo
a furia di guardarlo
e con quegli occhi ciò che vedevi
nessuno può saperlo

e sole pioggia neve tempesta
sulla valigia e nella tua testa
e gambe per andare
e bocca per baciare

Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui
e ad ogni sosta c'era sempre qualcuno
e quasi sempre tu hai provato a parlare
ma nonsentiva nessuno

e ti sei data ti sei presa qualche cosa chissà
ma le parole che ti sono avanzate
sono finite tutte nella valigia
e li ci sono restate

e le tue gambe andavano sempre
sono sempre più adagio
e le tue braccia reggevano a stento
il peso della valigia

e sole pioggia neve tempesta
sulla valigia e nella tua testa
e gambe per andare
e bocca per baciare

sole pioggia neve tempesta
sui tuoi capelli su quello che hai visto
e braccia per tenere e fianchi per ballare

Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui
ma adesso forse ti puoi riposare
un bagno caldo e qualcosa di fresco
da bere e da mangiare

ti apro io la valigia mentre tu resti li
e piano piano ti faccio vedere
c'erano solo quattro farfalle
un po' più dure a morire

e sole pioggia neve tempesta
sulla valigia e nella tua testa
e gambe per andare
e bocca per baciare

sole pioggia neve tempesta
sui tuoi capelli su quello che hai visto
e braccia per tenere e fianchi per ballare

mercoledì 18 maggio 2011

Taranto a Tu per Tu con i giovani

"La domanda è sempre la stessa. Cosa facciamo stasera? Ormai è un rito di ogni week-end e non solo. Siamo rassegnati. Cerchiamo spazi per vivere oltre le mura della nostra stanza. Non ci basta restare seduti davanti ad un Pc. Vogliamo avere un posto dove andare."
La scena si ripete, come in un film visto e rivisto. Il lieto fine però non c'è mai. I giovani tarantini sono stanchi e vogliono parlare. Sono anni che si cerca di migliorare la situazione ma ci si accontenta delle promesse. Queste promesse non mantenute, vengono tappezzate da iniziative "di facciata" che non risolvono il problema.
Qualcuno pensa alla voglia dei giovani di essere finalmente dei protanisti?Ora basta interpretare un ruolo di seconda scelta.
Poi vediamo. Non ci sono fondi. Non è di fondamentale importanza. Queste sono le innumerevoli porte sbattute in faccia. E dei lividi però, se ne interessano tutti. Sono necessari spazi in città dove poter essere se stessi. Dove si parli, si discuta, si capisca che i giovani sono il futuro. Dove si balli, dove ci sia la possibilità di contestare e di essere attivi. La passività non porta a niente. Essere una città dormitorio non serve.
L'informazione manca e le bellezze naturali non vengono sfruttate. Taranto è meravigliosa, ma dorme. Forse non tutti si sono accorti della bellezza disarmante del mare, del sole e dell'accoglienza della gente. Ma poi il tutto il resto manca. La mancanza di poter dire sono soddisfatto, manca.
Se siamo cittadini quando la nostra squadra è qualificata per giocare i play-off, se siamo cittadini quando si festeggia la nostra "Raffo", se siamo cittadini quando passeggiamo per il centro, allora dobbiamo esserlo sempre. La città dei due Mari cerca una scialuppa di salvataggio. Non lasciamola affondare.

venerdì 6 maggio 2011

Ospedale sbarellato

Porte che sbattono, malati lasciati ai lati dei corridoi, attese infinite. Questo è il Pronto Soccorso di Taranto.

Le liti per far valere il proprio codice "verde" rispetto a quello "rosso" non mancano. Non mancano neppure le lamentele di pazienti che subiscono diagnosi sbagliate. Sono ore trascorse alla ricerca di una speranza concreta aspettando almeno di avere una risposta.

I cittadini sono stanchi e pretendono un servizio quantomeno efficiente. A volte sembra che l'impegno da parte del personale non manca. Ma non basta. Perchè dobbiamo sempre nasconderci dietro la scusa di essere una città del Sud Italia?  perchè alla domanda come mai hai atteso tante ore per una visita, la risposta è "beh è normale siamo a Taranto". Basta nascondersi dietro ad una porta chiusa per non sentire il grido di una città che ha bisogno d'aiuto. I "più" fortunati scappano via. Ma gli altri?

martedì 26 aprile 2011

Solo per tradizione?

È terminata anche quest'anno. "Lei" ha lasciato il segno anche questa volta. La settimana Santa, celebrata a Taranto con le sue suggestive processioni, della durata di 14 ore ciascuna, è ormai sinonimo di profonda e sentita appartenenza alla propria terra. È la fede che si impone naturalmente tra le vie del borgo e della città Vecchia. Tutti, almeno per un momento si fermano a pregare. Si riparte poi a ritmo lento, quasi a voler imitare la "nazzecata" dei confratelli incappucciati.

Alla scoccare della mezzanotte tra il Giovedì e il Venerdì Santo ha inizio il corteo dalla Chiesa di San Domenico, che porta la statua della Vergine Addolorata raggiungendo alle prime luci dell’alba la città nuova.
Il Venerdì pomeriggio intorno alle 17 si prosegue con la processione dei Misteri fino al mattino del Sabato.
La storia della città si raccoglie attorno ai cittadini credenti e non. La suggestione e il brivido di quell'atmosfera si percepiscono subito anche se non si è praticanti.


È un rito. È partecipare attivamente a un evento commovente che si ripete ogni anno. È un'immancabile appuntamento per i tarantini che si ritrovano a condividere un amore eterno. Un amore che si aspetta di  rivivere l'anno successivo con ancora maggiore intensità. Le lacrime di dolore ne fanno da sfondo. 
 Si vuole rivivere questa emozione subito dopo averla provata. Non è semplice tradizione, è molto di più.

mercoledì 20 aprile 2011

Il futuro è ORA

Liberate ADESSO la vostra libertà. È davvero strano pensare di essere liberi soltanto rimanendo se stessi. Ogni ora, minuto, secondo di vita in questo periodo per i maturandi del giugno 2011 viaggiano verso un unico orizzonte: il futuro.
La confusione regna sovrana. Gli occhi sono stanchi di cercare infinite informazioni su Internet che non chiariscono le idee. La mente vaga tra sogno e realtà. Trasferirsi in un'altra città? All’estero? Lavorare o studiare? 
“Non voglio più correre il rischio di perdere l’equilibrio sul filo della vita”. È forse questo il più grande sogno da realizzare?Ovviamente si. 
I più “fortunati” possono seguire le orme del padre o del fratello maggiore, altri trovano lavoro nella nostra città ma non sono soddisfatti, altri ancora decidono di scappare via inseguendo il corso di studi perfetto. Fare un passo così importante adesso, crea non poca paura.
Assecondare le proprie passioni, impegnarsi a fondo studiando materie mai affrontate per diventare medico o avvocato, decidere di essere un'artista, viaggiare e vivere il mondo. Tutto pur di essere se stessi. Tutto pur di essere liberi.

lunedì 18 aprile 2011

Poi d’improvviso venivo da Berlino rapito…

È stata Berlino, la centralissima capitale della Germania, a  rubare il cuore a un gruppo di 25 alunni del  Progetto ERICA/A dell’istituto d’Istruzione Superiore “Principessa Maria Pia” di Taranto. Ogni angolo è avvolto da un’atmosfera particolare. Le strade sono ricche di storia. Una storia che non sarà mai dimenticata e che rimarrà impressa ancora a lungo negli occhi dei berlinesi, e non solo.
Grande è stata l’emozione di poter  “toccare” con mano il muro che ha diviso per anni la città in due parti: capitalista una e comunista l’altra. La sua caduta nel 1989 è ormai un “lontano” ricordo. La Germania riunita diventa così protagonista di un continuo e costante sviluppo economico e sociale.
La capitale europea è riuscita a rialzarsi con grande stile, eliminando il pregiudizio di città cupa e senza forma. Berlino è ormai una finestra sul mondo. La sua forte personalità si percepisce a pelle per le strade, nelle chiese, sui monumenti, tra le bancarelle ambulanti che vendono prodotti tipici. Ovunque.
I profumi e i colori di tutte le civiltà si mescolano rendendo unico il clima di una città nuova e aperta al cambiamento.
Ritornando in Puglia si è diversi. Forse migliori. Un’ esperienza del genere può far divenire ciascuno, protagonista di un viaggio senza atterraggio.
Si decolla verso la vita di Berlino.

domenica 17 aprile 2011

POCHI PASSI VERSO IL NUOVO

E' bastato un sorriso per superare confini geografici e difficoltà linguistiche che apparentemente dividono le vite di adolescenti francesi e italiani. Sono ventisei i ragazzi protagonisti dello scambio classi tra l'Istituto d'Istruzione Superiore "Principessa Maria Pia" di Taranto e il liceo Chevreul Blancarde di Marsiglia.

La magia che si crea nell'entrare a far parte di una realtà diversa dalla nostra è sorprendente. Comprendere che il "diverso" è solo una forma di arricchimento personale è l'intento principale di questa esperienza.

Non si tratta soltanto di un semplice viaggio d'istruzione e non si parla solo di trascorrere una settimana all'estero. Si va oltre questo. L'adattamento e la socializzazione sono le chiavi di accesso per aprire la mente a culture e tradizioni diametralmente opposte alle nostre.

In questi giorni di "scambio" si nota negli occhi dei protagonisti un forte senso di indipendenza ma allo stesso tempo di condivisione profonda. Si passa dagli errori grammaticali di un verbo non coniugato correttamente a un gesto e uno sguardo che si coglie al volo. Si trova sempre e comunque un punto d'incontro per capirsi.

E' un'esperienza totalizzante dal punto di vista didattico, interculturale ma anche e soprattutto umano.
Respirando l'aria di un paese estero si vola verso la voglia di conoscenza, di approfondire e arricchire il proprio bagaglio personale. Non ci basta più riempire una ventiquattr'ore.